A caccia di…Erbe commestibili

Radure e prati selvatici sono un vero e proprio laboratorio naturalistico, nel quale osservare, riflettere e perché no, raccogliere qualche erbetta buona da gustare anche per noi.

Dove la Natura è libera di esprimersi e non interveniamo continuamente noi umani con la nostra smania di “pulizia” che rende i prati dei giardini sterili tappeti in cui nulla o quasi riesce a fiorire, possiamo osservare tante specie diverse, vegetali ed animali. Specie anche comuni, che sono in ogni modo di grande interesse per il naturalista.

All’inizio della primavera, quando il sole non è ancora bollente e la rugiada del mattino abbevera animali e piante, sulle sponde dei fossi e ai margini dei prati spuntano le ortiche (URTICA DIOICA), che tutti conosciamo per via dei suoi peli che, quando si rompono, rilasciano un fluido che causa bruciore e prurito sulla pelle.

Ma l’ortica non è solo questo! E’ una pianta preziosissima perché dà nutrimento ai bruchi delle splendide farfalle del genere Vanessa e, pensate un po’, può essere buona anche per noi.

Occorre raccogliere le ortiche molto giovani, spuntate da poco, prendendone solo le tenere sommità (i meno audaci possono usare i guanti per compiere questa operazione). Vanno raccolte lontano dal traffico delle strade e dall’uso di pesticidi e prodotti chimici in generale.

COME CONSUMARLE:

Una volta raccolte le ortiche, lavatele con cura in acqua fredda. Scottatele in acqua bollente per un paio di minuti e poi usatele come verdura in risotto o in una zuppa o in una frittata (meglio se “farifrittata”, preparata cioè con farina di ceci e senza uova, per mangiare bene e senza crudeltà verso gli animali). 

Passeggiando in campagna nel mesi di marzo, aprile non è possibile non notare i fiori giallo acceso delle piantine di tarassaco (TARAXACUM OFFICINALE), specie dalle innumerevoli proprietà e per questo utilizzato da sempre nella medicina popolare.

La diffusione del tarassaco avviene aiutata dal vento: chi di voi non conosce infatti i soffioni? Queste “sfere” eteree che ogni bambino si è divertito a disperdere nell’aria appunto soffiando, raccolgono infatti i semi del tarassaco, che possono spingersi lontano dalla pianta di origine trasportati dall’aria perché leggeri e favoriti da un minuscolo paracadute.

COME CONSUMARLO:

Si può mangiare il tarassaco (le foglie) in insalata, raccogliendolo quando è molto giovane e poco coriaceo. Per affievolire un po’ il gusto leggermente amaro, è possibile inserire nell’insalata elementi più dolci, come pezzetti di mela o anche fragole, condendo il tutto con olio, sale e aceto di mele.

Una ricetta golosissima e alternativa per gustare il tarassaco è trasformare i suoi fiori in frittelle! Raccoglieteli ancora un pochino chiusi e lavateli bene ma con delicatezza. Preparate una pastella di acqua e farina ed immergetevi i fiori, poi friggete in olio di semi di arachide o girasole. Una volta dorati asciugateli un poco su carta assorbente e gustateli caldi. Il tocco di classe è accompagnare le frittelle con una salsina di yogurt di soia condito con olio evo, sale, limone, prezzemolo e un pochino di zenzero grattugiato. 

Nello stesso periodo potete raccogliere anche le giovani cime di luppolo (HUMULUS LUPULUS), una diffusissima pianta rampicante che prospera nelle nostre campagne, avviluppandosi con forza a sostegni di vario genere. 

I getti apicali somigliano un po’ a piccoli asparagi e per questo molti li chiamano “asparagi selvatici”, ma le due specie non sono neppure lontani parenti.

Nei paesi della provincia di Pavia è tradizione andare a raccogliere il luppolo intorno al periodo di Pasqua, quando i germogli sono appena spuntati e le famiglie escono a fare scampagnate, complice il clima che migliora e diventa più piacevole.

COME CONSUMARLO:

le cime di luppolo possono essere usate come le ortiche, a cui talvolta si accompagnano, per la preparazione di risotti, frittate e anche minestre.

NOTA IMPORTANTE:

La raccolta di erbe spontanee va eseguita da chi ben conosce le specie. Non improvvisatevi esperti per evitare intossicazioni pericolose. Se siete interessati a queste attività affidatevi a libri, tutorial o meglio ancora partecipate a qualche visita guidata condotta da tecnici preparati.

 

Cristina Nera

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